“Tanti pensano che la cucina sana sia monotona”
Vorrei testimoniare il contrario portando alla luce prove concrete. Per me cucinare è uno stato di grazia, mi rasserena, con dei picchi di felicità e condivido con gioia i miei piatti migliori con più persone possibile
Federica Gif, perché Gif?
Le “gif” sono immagini animate molto popolari sui social. Proprio in questo modo ero solita salvare le foto in sequenza delle mie ricette per pubblicarle su uno dei primi social, precedente a Facebook. Una sorta di video ricetta primordiale. Le persone che mi seguivano attendevano l’uscita della nuova “Gif” di Federica… A una premiazione mi hanno chiamata sul palco con questo nome, in un primo momento non capii e non mi alzai, poi un gioco di sguardi mi spalanco gli occhi e con sorpresa capii l’equivoco e stetti al gioco. Gif, mi piacque e lo adottai definitivamente.
Prima blogger o prima cuoca?
Se dovessi spiegare a un bambino o una persona molto anziana chi sono, racconterei loro che amo cucinare e circondarmi di ingredienti prevalentemente vegetali, che siano sani e naturali, quelli ancora capaci di germogliare. Aggiungerei che per me cucinare è uno stato di grazia, mi rasserena, con dei picchi di felicità e condivido con gioia i miei piatti migliori con più persone possibile, impiegando tutti i mezzi di cui dispongo oggi. Direi loro che faccio questo perché in tanti pensano che la cucina sana sia monotona e grigia e vorrei testimoniare il contrario portando alla luce delle prove concrete. Mi piace l’idea di condividere un’esperienza positiva dalla quale potere trarre piacere e giovamento.Alla luce di tutto ciò, la mia risposta è “Prima aspirante cuoca (non si finisce mai di imparare) poi blogger”.
“…è un libro che documenta la mia cucina di tutti i giorni…”
Come e quando nasce la tua passione per la cucina? Ma soprattutto quando scopri la cucina naturale?
Sono stata fortunata perché mia nonna, con la quale ho vissuto insieme alla mia famiglia, mi ha trasmesso questa passione sin da bambina. I suoi modi gentili e la sua pazienza mi hanno fatto amare la cucina casalinga, permettendomi di partecipare alle preparazioni base. Ho capito che tutto quello che arrivava sulle nostre tavole è frutto di sacrifici, che ha un valore e me l’hanno saputo trasmettere, ho avuto una nonna contadina che ha lavorato, ha fatto i conti con le atrocità della guerra e nonostante tutto sfamato una famiglia numerosa ingegnandosi con quello che c’era, portando in tavola sempre pasti dignitosi facendo ricorso anche alle erbe selvatiche che mi ha aiutata a riconoscere sin da bambina. Dai suoi racconti ho compreso che cucinare equivale a dire “prendersi cura”. La buona cucina sana concepita con sentimento è un atto d’amore che mi farebbe sentire madre anche se non lo fossi.
Da pochi giorni è uscito il tuo secondo libro. Cosa lo differenzia dal primo?
“Piatto sano quotidiano” edito da Macro è un libro che documenta la mia cucina di tutti i giorni della settimana in cui svelo i miei “non segreti”. É principalmente ispirato a una serie di video che pubblico periodicamente sul mio canale YouTube “what I eat in a day” ovvero cosa mangio in un giorno, in cui illustro i miei piatti poco patinati, preparati con ingredienti non raffinati industrialmente ma al contempo nobili. Il libro è diviso in 2 sezioni; colazioni e pranzi/cene. Una cucina semplice che fa largo uso di cereali integrali, legumi, verdura e frutta di stagione con noci e semi. Tutti i dessert senza zucchero né dolcificanti alternativi; solo frutta e succhi spremuti in casa per dolcificare naturalmente. Sapori puri senza trucco. Il buon cibo di un tempo associato alle moderne scoperte scientifiche grazie al supporto di Elena Dogliotti Biologa Nutrizionista e Supervisore Scientifico per Fondazione Umberto Veronesi e Fernanda Lisa Scala, Biologa Nutrizionista padrona di casa del popolare blog nonchiamateladieta.it Un manuale che propone una nuova tradizione che mipiacemifabene 😉
Questa è una rivista di cibo. E allora vorremmo sapere quale è il tuo piatto preferito da mangiare e quello da cucinare.
Cibo preferito da cucinare? Penso che non ci sia niente di più liberatorio dell’atto di impastare… Quelli che prevedono pochi ingredienti capaci di dare vita a un’infinità di meraviglie, avvalendomi sempre di farine buone frante a pietra da grani antichi biologici, pasta madre e acqua. Impastare è terapeutico. Quando stendo la base per la pizza o per una buona focaccia diteggio la superficie e mi sento un pò pianista… Il cibo più buono? Non vi stupirò con effetti speciali; una fetta di buon pane integrale fatto come una volta tostato e profumato con una sfumatura di aglio, farcito con pomodoro fresco, basilico sale, pepe e olio extravergine d’oliva. Un cibo che però riservo all’estate quando il pomodoro da il meglio di se.
Altra tua caratteristica è l’attenzione al Km O. Questo giornale nasce a Rimini per il nostro territorio, quali sono i prodotti del nostro territorio a cui non puoi proprio rinunciare e che ti piace valorizzare?
Acquisto verdura, frutta, uova, legumi e cereali quando disponibili dagli agricoltori diretti della mia zona. Trovo che la cosa abbia tanti vantaggi; in primis la freschezza; verdura appena colta che viene subito distribuita. Un altro pro è il costo che non si gonfia a causa del passaggio tra coltivatore e distributore o per via della vaschetta che la contiene.In questo modo è più facile accedere al biologico, conoscere il coltivatore e le terre da cui provengono i prodotti che consumiamo. Il km zero si avvalora anche dell’ecosostenibilità; meno carburante, meno plastica, meno passaggi e tempo che “scarica” in qualche modo la verdura. Personalmente non disdegno i supermercati anzi, però provate a paragonare una spesa fatta al supermercato e quella che potete fare dagli agricoltori locali; nel primo caso porterete a casa molti più imballaggi spesso non liberi da plastica. Mi piace utilizzare farine della mia zona, ci sono mulini che funzionano come una volta, lo trovo poetico. Con la farina impasto il nostro pane quotidiano… La piada che preparo con l’olio extravergine di olive dei nostri colli, lo trovo eccellente; “pizzichino” come piace a me. E poi c’è la bionda di Santarcangelo, che non è un personaggio felliniano ma una cipolla dorata che nella piada trova un comodo letto… Ci sono le vongole e il pesce di piccola taglia che mangio fuori occasionalmente ma che non amo cucinare (chiedo venia). Tanti i prodotti della nostra zona, siamo molto fortunati grazie alla posizione, alla terra e al sole che la bacia. Il consiglio è quello di non cadere nell’abitudine ma di attingere a tutti i vegetali rispettando le modalità e la stagionalità per garantirci la varietà e nel rispetto dell’ambiente.
Ci lasciamo con il tuo piatto del ricordo. Quale piatto ti fa sentire più a casa?
Qua torna ancora la piada… La preparavo con la nonna e a casa gioco a riprodurre e catturare lo stesso profumo che si liberava in cottura.I miei ripieni preferiti erano con la verza ripassata in padella insieme all’aglio, olio, pepe e lo squacquerone. Verza e piada calda e squacquerone messo a freddo. L’altra con radicchio amaro, cipollotto fresco e sardonici alla griglia. Oggi la mia piada ideale è quella preparata con farina macinata a pietra, con l’olio al posto dello strutto, a volte mi piace aggiungere una manciata di semi. La mia piada non è dop ma per me è top ed è anche accogliente poiché ha adottato i falafel (polpettine di ceci fritte), l’hummus (crema di ceci e sesamo con aglio e cumino) impreziosita con verdure fresche di stagione che conferiscono anche una nota croccante e una sfumatura arcobaleno. Mi sono fatta venire fame da sola e ora non mi resta che mettermi a cucinare… Mipiacemifabene 😉
A cura di Barbara Bastianelli