“La fotografia editoriale ha le sue regole”
Le immagini seguono l’impronta che si intende dare alla rivista, anzi, la enfatizzano, la valorizzano e raccontano senza maiuscole e punteggiatura.
“Se per i contenuti, testi e interviste non abbiamo problemi, ci pensiamo noi della redazione e al bisogno attiviamo collaborazioni, per i contributi fotografici cosa facciamo, come ci comportiamo, a chi ci rivolgiamo?” Le cose accadono anche per un po’ per magia e senza cercarle ci cascano addosso. Ed è quello che è successo a noi con Veronica Bronzetti, in pratica ci siamo trovate…. il caso a volte è facilitatore di scelte! Sarà Veronica Bronzetti fotografa riminese dal grande talento a essere nostra partner in Kapperi! e sarà sempre lei e la sua interpretazione della realtà mediata da una lente a rendere suggestive alcune delle pagine della nostra rivista.
Di ispirazione, è stata una foto di Veronica Bronzetti che raffigura dei pesci in una composizione a ventaglio, in uno stile “bouquet floreale”, l’inizio di una ricerca personale svolta nel quotidiano che ha dato come frutto ARS MINIMA, una collezione di immagini scattate con smartphone e post-prodotte in maniera creativa da Veronica.
“Le foto devono essere d’impatto e avere carattere!”
Illuminante, inoltre, un ritratto realizzato con la tecnica della multiesposizione a proposito della quale Veronica spiega “Amo le multiesposizioni perché mi permettono di sovrapporre diversi stadi della mia percezione visiva, e perché ciò che guardiamo è sempre frutto di un mix tra quello a cui pensiamo e ciò che stiamo osservando … La foto diventa quindi anche trasposizione visiva della stratificazione del pensiero… Con la multiesposizione posso inserire campo e controcampo nella stessa foto, oppure unire visioni riprese in tempi diversi … Diciamo che è per me la massima espressione creativa, mi permette di stravolgere, inventare, trasformare, ampliare la realtà… La fotografia è per me soprattutto fuga dal reale”.
Fotografa e ritrattista, Veronica Bronzetti, da sempre affascinata dal mondo della comunicazione all’interno del quale lavora anche come marketing manager, scopre il suo amore per la fotografia all’età di 17 anni con i primi scatti che ancora ricorda con emozione “Ad Atene, sull’Acropoli, le Cariatidi… Quando ho sviluppato quelle foto non ho avuto dubbi, la fotografia sarebbe diventata la mia passione più vera e il mio lavoro”.
Da allora tanta ricerca, tanto studio, tanti scatti con macchine fotografiche analogiche, digitali, smartphone, polaroid “Utilizzo tutto, non ho predilezioni riguardo allo strumento, ciò che mi interessa è mettere in gioco la mia creatività, amo più questa che i tecnicismi, sono sempre alla ricerca di un risultato evocativo e poetico” ci svela la Bronzetti che poi prosegue “Mi interessa andare oltre il semplice piacere retinico, puramente estetico (come amava definirlo Duchamp) che l’immagine può suscitare e possibilmente raggiungere la materia grigia, l’intelletto di chi guarda; per quanto concerne il mio piacere cerco quello che io amo definire ‘un’Epifania’, devo sorprendermi, emozionarmi di fronte a ciò che osservo altrimenti anche un’immagine perfetta non ha senso”.
Chi tra i grandi fotografi è tuo modello di riferimento?
“Senz’altro Man Ray, torno sempre lì, rileggo la sua storia, riguardo le sue opere, tutte… Si tratta di un’autentica venerazione; l’irrazionale, l’illusione, il paradosso, la sensualità che promana ogni sua invenzione visiva. Nessuno come lui ha saputo ritrarre l’universo femminile e a nessuno riesco ad ispirarmi se non a lui, divertendomi spesso con multiesposizioni e solarizzazioni… Il rossetto è il distintivo rosso del coraggio’. Sposo completamente e con immenso orgoglio questo suo pensiero”.
Dal ritratto al food, da una cosa viva alla ‘natura morta’, come ci sei arrivata?
“La food photography è una mia passione recente, un risvolto inaspettato del mio lavoro che mi ha sedotto e coinvolto in quanto riesco ad approcciarla esattamente come il ritratto, in una duplice modalità. Talvolta assolutamente creativa e fuori schema, con un taglio più artistico e poetico, talvolta esattamente come il committente lo vuole ovvero commerciale e attrattiva, cercando sempre creatività, eleganza, sobrietà e impatto emotivo. Mi piace l’idea di trarre qualcosa di più rispetto a quella che è la specializzazione di genere fotografico che la foodphotography generalmente propone e, proprio in tal senso, sto lavorando a un progetto nuovo e di lunga gestazione che vedrà protagonista il cibo in una chiave rappresentativa, diversa e originale, almeno nelle mie intenzioni. Vediamo poi che ne uscirà.”
Quella della fotografia è una passione che ti porti dietro e dentro anche nella vita quotidiana, quando esci, incontri gli amici, passeggi per le strade del centro di Rimini?
“E’ proprio così, una frase che ricorre, delle mie, ‘Ho visto una fotografia’, nel senso che ho visto qualcosa di speciale all’interno del mio campo visivo e che non ho potuto trattenere… La grana effimera della bellezza passante”.
Hai anche tu, come Man Ray, una Musa ispiratrice?
“Il paragone lo vedo un po’ esagerato” sorride Veronica “In ogni caso sì ed è mia figlia; la osservo, la scruto, la immagino, la coinvolgo nelle mie sperimentazioni. Favorita da un legame intimo e personale Massimilla è la mia fonte d’ispirazione; in lei trovo tutto ciò che maggiormente desidero rappresentare e fare emergere del mistero che la donna può incarnare in un fluttuante alternarsi di fragilità e forza, di seduzione e purezza.
A cura di Luana Amadei