La dieta mediterranea, siamo sicuri di conoscerla?
a cura di Stefano Carlini
Davanti a voi avete un bel piatto di pasta fumante e ammiccante, poi il pasto proseguirà con una tagliata di carne con patate arrosto, insalata e un bel pezzo di pane toscano. Finiamo col mascarpone valà, che tanto si vive una volta sola.
È la dieta mediterranea baby,
che tutti sanno essere il paradigma dell’alimentazione sana ed equilibrata
Ecco, questo è quanto la maggior parte delle persone pensa. Non tanto che la dieta mediterranea sia sana ed equilibrata (perché lo è), ma quanto sia un errore pensare che tale modello alimentare si limiti a includere pasta, pane, vegetali e olio di oliva.
In realtà questa è una lettura comune e fuorviante della dieta mediterranea che, forse non tutti sanno, è stata ideata da un americano, il dottor Ancel Keys, negli anni cinquanta e resa pubblica nel 1975 con il libro “Eat well, stay well, the Mediterranean way”.
Il dottor Keys, genietto con molte lauree e dotato di una particolare vocazione per la nutrizione, fece le sue prime riflessioni riguardo alla dieta quando, al seguito dell’esercito americano, era di stanza nell’isola di Creta durante la seconda guerra mondiale.
Lì osservò come la popolazione locale fosse longeva e non soffrisse di malattie cardiovascolari così come succedeva in America, e anche quando – nel 1944 – arrivò nel sud dell’Italia notò (a lui interessava poco la guerra e molto le abitudini delle persone) come agli abitanti fosse quasi sconosciuta la morte per infarto e quanto a lungo vivessero.
Il medico realizzò che il filo comune tra cretesi e italiani fosse l’alimentazione: povera di grassi, consumo di olio di oliva, legumi, cereali integrali e molti vegetali.
Keys, alla fine della guerra, soggiornò a lungo in Europa conducendo una ricerca che metteva a confronto lo stile di vita alimentare di molte popolazioni. In particolare indagò tali abitudini in sette paesi: Italia, Finlandia, Giappone, Grecia, Olanda, Stati Uniti e Jugoslavia.
A quali risultati arrivò?
Quelli che potete immaginare: un consumo non eccessivo di cereali integrali, vegetali e olio di oliva, pesce e legumi, costituiva una dieta sana, che permetteva di tenere lontano problemi cardiaci e apriva serie prospettive sul vivere a lungo.
Lo studio divenne naturalmente una pubblicazione scientifica che ancor oggi figura tra le più brillanti mai diffuse: la “Seven Countries Study”.
Torniamo quindi a tavola con un pizzico di informazione in più: sarebbe meglio diminuire le porzioni di pasta e possibilmente consumarle integrali; pesce grasso (la nostra saraghina è fantastica, ricca di grassi insaturi e di omega 3), vegetali di qualità (ci sono dei banchi al mercato che possono garantire la provenienza); legumi e frutta. Ma certo che ogni tanto potete mangiare della carne e qualche formaggio, non troppo spesso però. Così come non occorre esagerare (anzi, meglio evitare) gli zuccheri semplici come quello bianco da cucina.
In fondo mangiare seguendo linee guida salutari è facile e non toglie nulla alle aspettative del palato.
Buon appetito.
Stefano Carlini
Docente alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Urbino; personal trainer certificato; direttore dei corsi e docente della Accademia Italiana Wellness; consulente di aziende nel settore del fitness; giornalista.