Dal trekking alla cucina, che passione raccontare!
Il video giornalista Mirco Paganelli racconta borghi, cibi e tradizioni con la sua web-serie di viaggi.
Giornalista, video-reporter, divulgatore, ex-architetto. Ha scritto per alcuni anni su giornali locali, per passare poi al giornalismo televisivo. Oltre a condurre talk-show, notiziari e rassegne stampa, gira e monta servizi tg e reportage.
Lui è Mirco Paganelli, protagonista della nostra rubrica Chef per un giorno e ideatore di ‘Un reporter in valigia’.
‘Un reporter in valigia’, Mirco ci racconti il progetto e com’è nato?
‘Un reporter in valigia’ è una web-serie di viaggi: viaggio con la mia telecamera per andare alla scoperta dell’identità dei luoghi, per raccontarli attraverso l’arte, la cultura, la storia e la natura. Premetto che sono un appassionato di trekking. Inizialmente partivo alla scoperta di luoghi meno conosciuti d’Europa, poi con la pandemia e le conseguenti limitazioni, sono andato alla ricerca dei tesori ‘vicino casa’ e ho scoperto un territorio ricco di tesori fra borghi e ambienti naturali estremamente affascinanti.
Quindi sei rimasto colpito dalle aree interne del Paese?
Sì, perché raccontano un’Italia costruita dal basso attraverso l’artigianato e un tessuto fatto di relazioni umane. E su questo racconto fatto di bellezze a portata di mano si basa la seconda vita di ‘Un reporter in valigia’. Ho perlustrato aree meno raggiunte dal turismo di massa, come alcune valli dell’Abruzzo o del Friuli-Venezia Giulia, per citare gli ultimi viaggi, dove prima della pandemia molti non avrebbero mai pensato di metterci piede.
Che legame c’è tra ‘Un reporter in valigia’ e il cibo?
Nei miei viaggi pongo tanta attenzione all’aspetto gastronomico, perché la cultura dei popoli passa anche attraverso gli alimenti. Dai prodotti alle ricette, i piatti tipici raccontano molto della nostra tradizione e ancora oggi fanno riferimento alle materie prime e alle preparazioni dei nostri padri. Un viaggio lungo secoli. Molte cucine gourmet che ho sperimentato partono dalla tradizione povera e contadina nel formulare i loro menù contemporanei.
E mentre viaggi, cosa metti in valigia come snack?
Quando è possibile, mi fermo dai produttori locali per fare scorta di cibo da mettere nello zaino. Un panino con formaggi e salumi è un grande classico a tutte le latitudini nel nostro Paese. E poi mi lascio sorprendere. Nel Lazio ho fatto visita ad un allevamento di Anagni (tra le tappe della nuova stagione) e mi è stato regalato un delizioso panetto di ricotta, ma non avendo il frigorifero con me e avendo molto strada da fare, è diventato lo snack di metà pomeriggio. Sui Monti Carpazi, in Romania, invece, sono capitati nella stagione dei frutti di bosco che vendevano a bordo strada, insieme a salumi secchi e formaggi stagionati: che delizia!
La cosa più stramba che hai mangiato in viaggio?
Una cosa che non ho ancora mai replicato e che ho assaggiato in Transilvania: la ciorba, una zuppa contadina servita all’interno di un panetto a forma cilindrica. Sarà la mia prossima sfida ai fornelli.
Sembri una persona molto curiosa, che si butta…
Sono molto curioso in particolare sulla componente artistica dei luoghi, avendo una formazione da architetto, perciò mi piace mettere in relazione gli stili architettonici con la tradizione, compresa quella agricola. Ad esempio nel Salento, la produzione dell’olio è stata strettamente intrecciata ai fasti del Barocco fra Sei e Settecento, e questo lo spiego nella stagione dedicata a quella terra.
A volte con compagni di viaggio, ma più spesso da solo, perché non è facile trovare il giusto partner. Si tratta di viaggi molto impegnativi con ritmi serrati: mi sveglio presto, cammino tanto, non c’è un relax come tradizionalmente concepito. Per me la gratificazione è la scoperta. Dico sempre che facciamo in tempo a riposarci quando moriremo (ride). Amo la scoperta più di ogni altra cosa, e lascio molto spazio all’improvvisazione. Non è da tutti viaggiare così, ma per me è il modo più arricchente.
E al rientro replichi le ricette scoperte nei tuoi viaggi?
Certo, e mi diverte molto! Tra i miei cavalli di battaglia c’è la cheesecake secondo la ricetta newyorkese, città che amo e che ho visitato più volte. Un’altra chicca, il frico friulano con patate e formaggio, un piatto legato all’arte casearia delle malghe di alta montagna. Molto spesso, poi, non chiedo le ricette, ma improvviso, e devo dire che i risultati sono buoni.
Ti piace dunque cucinare, oltre a fare il reporter…
Cucinare mi rilassa molto. Nonostante il tanto lavoro cerco sempre di ritagliarmi degli spazi per farlo. Sono una persona creativa, mi è sempre piaciuto disegnare ma non ho più modo di farlo. Cucinare dà sfogo a quella parte di me che esprimo poco, se non attraverso la produzione di reportage. Cucino praticamente tutti giorni, magari piatti veloci con la tecnica che io definisco dello “svuota frigo”: con quello che avanza creo un piatto: un sugo, un contorno, una frittata… Vietato buttare! È la mia regola d’oro. E anche in questo caso il risultato è soddisfacente, parola degli invitati.
Quando cucini ti ispiri a qualche Chef o cuoco famoso?
Sono un fan di Julia Child, grande cuoca statunitense, che con il ‘Mastering the Art of French Cooking’ scritto nel 1961 ha fatto scoprire a milioni di lettori la cucina francese autentica e di prima mano. Un libro di centinaia di pagine dense di ricette. Il mio piatto forte e il boeuf Bourguignon, ma anche il pollo alla Bonne Femme che ho proposto ai miei invitati nel giorno del mio compleanno. Si sono leccati i baffi! La ricetta di mia invenzione è la crostata con marmellata di cachi, un frutto che io adoro. Tutto home- made, sia la pasta frolla che la marmellata.
Il menù che proporresti per una cena tra amici?
Come primo un risotto mele e castagne, di secondo la bourguignonne e a questo punto per chiudere la mia crostata di cachi con un Albana, visto che siamo in Romagna.
La prossima valigia è pronta per?
La prossima valigia in realtà non è ancora pronta perché ho ancora tanto materiale video da montare. Sul canale YouTube di ‘Un Reporter in valigia’, di prossima uscita, infatti, le stagioni su Lazio, Giordania e Portogallo. Però anche quest’anno continuerò con qualche meta italiana per poi tornare all’estero.
DI LUANA AMADEI