C’è un territorio al quale solitamente si da poco peso, ma che riserva sorprese a chi sa guardarlo con attenzione.
Grazie all’ospitalità di Visit Ferrara, abbiamo avuto modo di sperimentare percorsi che hanno gratificato occhi e palato. Tra antichi orti, ville storiche e produttori all’avanguardia, è impossibile rimanere delusi.
L’itinerario è partito dalla Delizia Estense del Verginese, il castelletto rinascimentale donato da Alfonso I D’Este a Laura Dianti, compagna dei suoi ultimi anni di vita dopo la morte di Lucrezia Borgia. Laura abitò qui a lungo, soprattutto da vedova, e sicuramente amò e curò questo edificio che adesso ospita i reperti provenienti da una necropoli romana delle vicinanze. Una menzione speciale merita il “Brolo”, ovvero il giardino-orto che circonda il piccolo castello. L’idea che un giardino dovesse essere anche produttivo era tipica di un’epoca in cui l’estetica era raramente fine a se stessa. Nonostante sia stato ricostruito, il Brolo manca di alcune parti. Sono scomparse, ad esempio, i filari di viti che costeggiavano gli orti fungendo di recinzione, ma il panorama, dove lo sguardo può scorrere libero nella vasta pianura, è incantevole.
L’appuntamento successivo ci ha portato alla scoperta di un vino eccellente della zona, il Fortana dell’Emilia, che abbiamo avuto il piacere di assaggiare presso l’azienda agricola “Il Verginese”, accompagnato da ottimi crostini nella sala che l’imprenditore Roberto Gennari ha allestito per le degustazioni. Il Fortana viene prodotto da viti che affondano le radici nella sabbia, e difatti è su una vena di sabbia che Gennari ha impiantato la sua vigna, ottenendo questo vino, corposo e leggermente fruttato.
Per trascorrere la serata abbiamo lasciato la campagna per goderci Ferrara in tutto il suo splendore, con una cena alla trattoria tipica “Da Noemi”, in pieno centro. Dai pinzini con i salumi, ai cappellacci con la zucca, passando dalla salama da sugo e fino alla meravigliosa torta tenerina, il viaggio tra le specialità ferraresi è stato accompagnato dal Fortana e dalla compagnia dei proprietari, giunti alla terza generazione di una famiglia che ha fatto della ristorazione la propria ragione d’essere.
La mattinata successiva è stata dedicata alla scoperta di un agriturismo a Portomaggiore davvero notevole. Stiamo parlando de Le Occare, gestito, anzi, potremmo dire custodito, con amore e ricercatezza immensi, da Giovanni e Maria Cristina, che qui si sono stabiliti qualche decennio fa dando vita a una guesthouse raffinata e di charme. La facciata ricoperta d’edera nasconde un’abitazione fatta di salotti e salottini arredati con gusto rètro, quattro camere a disposizione degli ospiti e una piccola sala da pranzo di quattro tavoli per pochi fortunati commensali. Prima di pranzo passeggiamo nel bosco di quattro ettari, recintato, in cui sono stati piantati alberi micorizzati, cioè alberi le cui radici sono state “contaminate” da spore di funghi e tartufi. Un’occasione più unica che rara e, insieme a Giovanni e ai cani Leo e Biondo andiamo a caccia di tartufi tra le foglie secche. Non è ancora stagione, ma qualche piccolo, profumato tartufino compare tra le fauci degli animali. Visitiamo anche il fruttario, dove gustiamo raccogliendoli direttamente dall’albero nespole, corbezzoli e giuggiole.
Quando entriamo nella sala da pranzo – dominata dal caminetto di pietra e dalle tavole imbandite con vasellame e posateria d’epoca, sopra candide e antiche tovaglie di lino – siamo accolti da Cristina che ci racconta, con tanto di libri a supporto, il suo tesoro, vale a dire l’antica ricetta del caviale ferrarese riscoperta da lei stessa dopo una lunga ricerca. Dopo la spiegazione, viene l’assaggio, e il caviale ci viene servito, meravigliosamente impiattato e accompagnato da una salsa acida. La seconda degustazione è forse ancora più sorprendente: un uovo in camicia impanato e fritto, servito sopra un letto di scaglie di tartufo e formaggio di fossa. Sapori forti, decisi, che ci lasciano inebriati da tanta delizia.
Ma è tempo di ripartire e andare verso il secondo appuntamento, l’Azienda agricola Migliari di Portoverrara, impresa d’eccellenza per la lavorazione dei salumi e affettati tipici ferraresi, tra i quali la celeberrima salama da sugo, dove ci attende la tavola per la degustazione apparecchiata nel laboratorio stesso, lindo e ordinato. Al centro, un lungo vassoio carico di fette di salame, coppa, prosciutto. Come è d’uso da queste parti, ci vengono offerti pinzini e del buon vino per accompagnare questi cibi così sapidi. Infine, accompagnata dal purè, appare la superstar, il fiore all’occhiello dell’azienda: la salamina da sugo. Per qualche motivo, si tratta di una preparazione che non è rinomata quanto meriterebbe. I motivi sono diversi, tra i quali la resistenza da parte dei produttori a unirsi in consorzio. Tant’è, rimane un piatto da gustare in loco, rustico e intenso, decisamente tipico di queste terre.
Ci attende l’ultimo appuntamento, la visita all’Oasi Naturalistica di Bando, dove più di 300 coppie di Oca selvatica e 4 coppie di Cicogna bianca vengono a nidificare, ma anche aironi, garzette e alzavole, attratte dal grande specchio d’acqua e dai tre più piccoli che fanno parte di questa zona umida. Purtroppo, come ci spiega la guida dell’Oasi, il cambiamento climatico provoca picchi di temperatura così alti che i pesci dei laghetti spesso muoiono per mancanza d’ossigeno.
Il tour finisce qui, salutiamo la bassa ferrarese con un solo rimpianto: non averla visitata prima.